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Veglie, il ripopolamento giovanile del centro storico

VEGLIE (Lecce) – Da qualche anno si nota con gioia che diverse comitive di ragazzi frequentano il centro storico di Veglie. Non essendo patentati, non hanno la pretesa di parcheggiarel’automobile a “bruciapelo”. Inoltre il centro storico offre più riservatezza, non essendo frequentato dagli adulti che fino a qualche decennio fa stazionavano in piazza Umberto I per svago, politica, erapporti di lavoro. E poi perché il centro storico è bello, meno rumoroso e con aria più pulita, in altre parole è più a misura d’uomo.

A volte si notano ragazzi che giocano sull’area pedonale col pallone, impensabile quando il cuore di Veglie era presidiato dall’ufficio dei vigili urbani, con l’immancabile “Giulia” blu del comandante Alemanno.Comunque nelle ultime sere si è notata la presenza di una pattuglia di Carabinieri.

Forse si potrebbe prevedere in ogni quartiere la realizzazione di un campetto di “prossimità”, piccoli impianti in cui poter giocare in sicurezza una volta liberi dallo studio, ad esempio come quello presente in Piazza Caprera.La strada pedonale sotto“l’arco” della Chiesa è uno dei luoghi più suggestivi del centro storico di Veglie, è sicuramente ancor più emozionantescambiarsi baci e abbracci appartati nel breve attraversamento basolato con volta ribassata.

L’atmosfera romantica però è turbata da vernice spray ovunque, anche a fianco al portale laterale della chiesa, e perfino due conci del rivestimento asportati.

Da premettere che scrivere sui muri è un comportamento sempre esistito, per comunicare apertamente sentimenti nei confrontidella persona amata, per contestare governanti o insegnanti, per incitare la squadra del cuore e per offendere le tifoserie avversarie…

E’ ancora una delle poche azioni di tipo manuale, artigianale, rispetto all’abuso dei telefonini, che però contrasta col decoro urbano, specie in luoghi di interesse artistico, o sui monumenti.

Dal punto di vista sociale le scritte sui muri svolgono un po’ la funzione di “valvola di sfogo”, per manifestare rabbia da parte di chi non riesce ad esprimerla in modo migliore e funzionale.

A Roma nei pressi di Piazza Navona si trova la statua di “Pasquino”, dove nei secoli passati era tollerato affiggere cartelli di protesta, esprimere malcontento nei confronti dei governanti, proprio al fine di dare sfogo alle contestazioni e quindi ridurre eventuali tensioni sociali.

Vivere in luoghi belli e decorosi dona una sensazione di benessere all’individuo, pertanto per evitare che la strada pedonale sotto “l’arco” della chiesa somigli sempre più ad uno squallido sottopassaggio pedonale della ferrovia, sarebbe opportuno ripristinare lo stato dei luoghi, anche per non favorire il fenomeno descritto dalla teoria della “finestra rotta”.

In sintesi, un edificio subisce la rottura di una finestra, che non viene sostituita. Chi osserva l’edificio percepirà mancanza di controllo e di manutenzione; ciò faciliterà il ripetersi dell’atto vandalico, o la messa in atto di reati più gravi, e la previsione di una buona probabilità di farla franca.

 

Fabio Coppola