web analytics

Un gioco immersivo per scoprire i vini di Chablis

Da giocare in squadra o da soli, l’Associazione dei viticoltori di Borgogna propone una caccia al tesoro piena di enigmi da risolvere per andare alla scoperta della storia, del patrimonio e dei vini emblematici di Chablis.

Da Parigi, è partito velocemente alla conquista del mondo” assicura il presidente dell’Associazione interprofessionale dei vini di Borgogna (BIVB), che ha sviluppato un gioco immersivo per professionisti ed appassionati di vino. Per dare inizio a questa caccia al tesoro alla scoperta dello Chablis, i giocatori devono individuare il più rapidamente possibile la bottiglia di vino nascosta in un dipinto in cui viene raffigurato il paesaggio di queste colline in cui la vite venne introdotta dai Romani a partire dal I secolo d.C. Furono poi i monaci a sviluppare l’arte di fare vino, portando le proprie bottiglie fino alla corte reale di Parigi. Il gioco permette dunque di ripercorrere la storia di questo vino, la cui prima traccia scritta risale al 1455, in un documento di compravendita di Chablis di un commerciante della cittadina di Maubeuge.

Nel 1950, decimati dalla fillossera, i vigneti di uva Chardonnay che danno vita a questo vino si ridussero a soli 500 ettari. Dopo la storica gelata del 1957 l’area coltivata riprese a crescere, anche grazie alla spinta della crescente domanda commerciale. Oggi gli ettari vitati sono circa 6000, piantati su di un terreno con un sottosuolo definito Kimmeridgiano, che corrisponde a uno stadio geologico risalente al Giurassico Superiore, e che influisce in maniera decisa sul gusto del vino.

Negli ultimi anni la produzione di vino nello Chablis è stata messa a dura prova dalle bizze del cambio climatico, con temperature miti all’inizio dell’anno, seguite da improvvise gelate primaverili. Questa tendenza sta diventando ricorrente e mette a serio rischio la sopravvivenza delle uve. Negli ultimi due anni i viticoltori della Borgogna nord-orientale hanno dovuto accendere fuochi notturni tra i filari e posizionare centinaia di candele per riscaldare le viti e impedire che le temperature scese sotto lo zero distruggessero i germogli già ben sviluppati di inizio della primavera.

Tecnicamente, Chablis è considerata la parte più settentrionale della Borgogna, ma in realtà è molto più vicina allo Champagne che al cuore della Borgogna stessa. I vini Chablis sono classificati in quattro livelli, che formano una sorta di piramide, da scoprire grazie al catalogo dell’enoteca Svino. Alla base, si trova il vino Petit Chablis, denominazione designata nel 1944. Sopra di esso troviamo lo Chablis, che rappresenta la maggior parte del vino prodotto in questa regione. Salendo ancora più su nella scala della qualità troviamo il Premier Cru Chablis che comprende circa 40 vigneti ed il 15% della produzione complessiva, distribuita su 779 ettari. I miglior vini Premier Cru Chablis sono in grado di invecchiare egregiamente per almeno cinque o dieci anni in bottiglia. Alcuni dei Premier Cru più amati dagli appassionati sono Fourchaume, Les Fourneaux, Montée de Tonnerre, Mont de Milieu, Butteaux, Vaillons e Montmains.

Al vertice della piramide troviamo i vini Grand Cru che rappresentano appena l’uno percento della produzione di Chablis, con 101 ettari vitati. I vigneti che possono fregiarsi di questo titolo sono solo sette: Blanchot, Bougros, Les Clos, Grenouilles, Preuses, Valmur e Vaudésir. Questi vini possono facilmente trascorrere un paio di decenni in cantina. I vini Chablis Grand Cru esibiscono i classici sentori di pietra focaia e mineralità tipici di questa regione vinicola, assieme ad una ricchezza espressiva che raramente si osserva altrove.

Tra le annate recenti, la 2010 è considerata superba, così come la 2014 e la 2017, che è stata un’annata classica e di grande concentrazione, purezza ed equilibrio, con un grande potenziale d’invecchiamento. I vini del 2011 sono invece più morbidi e da bere già ora, mentre il 2012 ed il 2018 rappresentano altre due annate dallo stile classico. Lo Chablis è un vino facile da abbinare a tavola. I frutti di mare sono un’opzione ovvia, specialmente ostriche e altri molluschi. I vini Grand Cru sono particolarmente amati anche per la loro capacità di accompagnare molto bene una vasta gamma di piatti, dal foie gras alle lumache, anche se l’aragosta è sempre un classico.