Siccità, scenario si aggrava con pozzi fuori uso a Bari. Campi in sofferenza
LECCE La morsa della siccità si aggrava in Puglia con la perdita di acqua negli invasi di 118 milioni di metri cubi per la mancanza di piogge in autunno ed in inverno, nonostante l’ondata di maltempo dei giorni scorsi che evidentemente a poco è servita, ma ad aggravare lo scenario di emergenza irrigua c’à anche la condizione dei pozzi malfunzionanti e guasti o a mezzo servizio per la mancanza di personale. A denunciarlo è Coldiretti Puglia sulla base dei dati dell’Osservatorio ANBI del 7 maggio 2024, che ha sollecitato ARIF all’immediato ripristino del funzionamento dei pozzi artesiani in agro di Noci e Palo del Colle.
Fuori uso i 2 pozzi ‘Difesa’ e ‘Spinelli’ in agro di Palo del Colle che non erogano acqua a causa di problemi elettrici che inibiscono il funzionamento delle pompe – insiste Coldiretti Puglia – mentre in agro di Noci rispetto a ‘Pozzo Perrotta’ e ‘Pozzo Scarciullo’ risultano erogati meno corpi irrigui rispetto alle esigenze cogenti, per la mancanza di personale con il conseguente funzionamento irregolare e insufficiente dei due turni giornalieri.
La gestione irrigua, specialmente in questo periodo in cui le coltivazioni hanno bisogno di acqua per crescere è un fattore fondamentale per l’agricoltura e la zootecnia, per la salvaguardia delle produzioni e dei redditi e va affrontato con la massima attenzione e efficienza. La Puglia, tra l’altro, ha il triste primato nazionale di essere la regione d’Italia dove piove meno, ma quando piove in maniera anche violenta, l’acqua non viene raccolta per la mancanza di invasi utili a conservarla, ma il fatto che la Puglia conviva da sempre con la siccità – argomenta Coldiretti Puglia – con oltre il 57% del territorio a rischio desertificazione, impone di non sottovalutare e minimizzare il problema, piuttosto di correre ai ripari una volta per tutte sfruttando le risorse del PNRR anche per far fronte allo stato di emergenza cronica che la nostra regione sopporta, con costi enormi a carico di tutti i settori produttivi e della popolazione stessa.
Per il clima primaverile che ha caratterizzato l’autunno e l’inverno con le temperature ben al di sopra della norma ne hanno fatto già le spese le clementine che sono finite al macero, compromesse dalla mancanza di acqua che ne ha inibito l’accrescimento, con i costi di produzione anche per l’irrigazione di soccorso schizzati alle stelle, per cui sono partite le segnalazioni e le verifiche per il riconoscimento della calamità da siccità per il comparto agrumicolo, ma ora a forte rischio siccità sono i cereali e i legumi, mentre gli ulivi sono in perenne vegetazione. La crisi idrica ha determinato un calo drastico di foraggio verde nei pascoli con l’aggravio dei costi per l’acquisto di mangimi per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle, schizzati già a causa del rialzo delle quotazioni delle principali materie prime quali soia, mais, cereali e foraggio anche a causa dell’attuale crisi per i conflitti in Ucraina e in Israele, con gli allevatori costretti a sopportare i costi per i mangimi.
Con la siccità e l’aumento dei livelli del mare, la risalita del cuneo salino rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che – sottolinea la Coldiretti regionale – è più che preoccupante per l’economia agricola dell’intera regione. Tra l’altro, la Puglia è la regione d’Italia dove piove meno con 641,5 millimetri annui medi e impatti gravi sull’agricoltura causati dalla siccità che distrugge le coltivazioni e favorisce i roghi e rappresenta la calamità più rilevante per i campi e mantiene anche il primato negativo – ricorda Coldiretti Puglia – della disponibilità annua media di risorsa pro capite con soli 1000 metri cubi, meno della metà della disponibilità annua pro capite media nazionale stimata in 2330 metri cubi. D’altro canto ogni anno va perso l’89% dell’acqua piovana, una dispersione che la Puglia non può permettersi – insiste Coldiretti – considerato che l’acqua non ce l’ha e ha bisogno di importanti opere per ridisegnare il proprio assetto idrico e idrogeologico e per garantire non solo l’approvvigionamento idrico per la popolazione, ma per assicurare corpi irrigui adeguati alle produzioni agricole, artigianali e industriali.
A pesare sulle coltivazioni è la mancanza di acqua per irrigare, tra bacini a secco e infrastrutture fatiscenti. Per questo Coldiretti ha rilanciato la proposta di un piano di invasi di accumulo con pompaggi, promosso assieme ad Anbi, per raccogliere l’acqua che cade e renderla disponibile per le coltivazioni. I laghetti sarebbero realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati. L’obiettivo è arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua piovana – conclude Coldiretti – che potrebbe essere utilizzate per una molteplicità di altri utilizzi, riducendo il prelievo di quella potabile.