Sanità, Lopalco: “Nel Def la linea intrapresa dal Governo: unica alternativa curare meno e con tecnologie obsolete. Serve invertire la rotta”
A fare chiarezza sullo stato dei conti della sanità nelle regioni non siamo noi, ma il Corriere della Sera. La Puglia, dati alla mano, a fronte di un livello di spesa per il Covid assolutamente in linea con le altre regioni italiane, ha ricevuto 205 milioni in meno di rimborso dallo Stato. Una cifra che da sola giustificherebbe il buco di cui tanto si sta parlando in questi giorni. Stessa storia per il caro energia: rispetto alle altre regioni, la Puglia riceve dallo Stato quasi 3 milioni di euro in meno. Se a tutto ciò si aggiunge l’applicazione del contratto collettivo di lavoro nazionale, che ha permesso un sia pur risicato aumento degli stipendi, e la scelta di internalizzare il servizio 118 che ha consentito a operatori, medici e infermieri, che prima lavoravano senza garanzie, di diventare dipendenti del Servizio Sanitario, si capisce meglio quanto sia difficile in questo settore far quadrare i conti.
La sanità pubblica costa e costerà sempre di più, a causa dell’invecchiamento della popolazione e delle tecnologie sempre più onerose. Ecco perché la scelta del Governo di mantenere stabile, nel DEF appena presentato, il finanziamento della sanità va nella direzione opposta rispetto a quanto da noi auspicato e a quanto fatto dai precedenti Esecutivi. Passare da un PIL del 6,6% di oggi al 6,2% del 2025 vuol dire curare meno persone e farlo con tecnologie obsolete, aumentare le diseguaglianze sociali e non garantire il diritto costituzionale alla salute. Insomma, la ciambella qualcuno la mangerà. Il buco sappiamo bene da chi sarà pagato.