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Pensioni, tutto quello che c’è da sapere sulle pensioni integrative

Hand putting Coins in glass jar with retro alarm clock for time to money saving for retirement concept

Lo scorso anno lo stato italiano ha speso 319 miliardi di euro per le pensioni, vale a dire il 15,5% del Prodotto Interno Lordo nazionale. Cifre importanti, che comunque non bastano a soddisfare una situazione sempre più critica. Cifre che sono destinate ad aumentare.

Il prossimo anno la spesa arriverà a 345 miliardi, passando per i 356 miliardi del 2026 e i 368 miliardi del 2028. Un aumento annuo di oltre 3 punti percentuali. Eppure la situazione economica dei pensionati continua a essere difficile. I dati di qualche anno fa dell’Istat, infatti, dicono che le pensioni rappresentano il 64% del reddito familiare per molte persone (il 37% dei pensionati vive in coppia senza figli, mentre più di un quarto vive da solo). Tra i pensionati che si dichiarano ancora occupati, a vario titolo, il 78% ha un’età superiore ai 69 anni.

Sono sempre di più le persone, liberi professionisti e lavoratori autonomi ma anche dipendenti, che scelgono di guardare alle pensioni integrative per supportare quelle che verranno erogate dall’INPS. Una sorta di investimento, da fare oggi per goderselo domani, su cui bisogna avere alcune conoscenze. Tra queste c’è senza dubbio la questione della tassazione dei fondi pensione, che per molti rappresenta un ostacolo o un timore. Come tutti gli altri investimenti, anche questi fondi sono soggetti a tassazione, che varia in base a diversi fattori, come ad esempio i contributi versati, il datore di lavoro, il numero di anni nel fondo, i rendimenti ottenuti e le modalità di richiesta della pensione integrativa o dell’anticipo del fondo. Fondamentale è ricordare che la previdenza ha una tassazione agevolata al 20% e scende al 12,5% per i titoli di stato. Un’agevolazione importante, per una misura che interessa tutti, soprattutto i giovani e i neolaureati. Risparmiare qualche centinaio di euro all’anno per 20-30 anni è un piccolo sforzo rispetto ai vantaggi di garantire il proprio tenore di vita futuro e affrontare il domani con serenità.

Eppure nonostante le pensioni integrative stentano a decollare. In Italia ci sono attualmente 10,7 milioni di posizioni attive, a fronte di oltre 23 milioni di occupati. Dati che si scostano dalle analisi future sulla previdenza di base, che sarà sempre più “sottile”: un dipendente del settore privato, in pensione dopo 38 anni, nel 2040 avrà una pensione lorda pari al 58% dell’ultimo reddito lordo lavorato. Nel 2010 il rapporto era del 73&. “Con il taglio delle pensioni che prospetta, si rischia un bagno di povertà di cui non si è abbastanza consapevoli. A questo contribuisce anche l’estrema prudenza delle scelte di molti aderenti, che preferiscono le linee obbligazionarie o garantite: atteggiamento comprensibile, ma che non basta a integrare il reddito quando si va in pensione” – ha spiegato a La Repubblica Maurizio Agazzi, in passato direttore generale del Fondo Cometa ed esperto del settore.

Per questo bisogna fare in fretta e agire da subito. C’è da mettere al sicuro il proprio domani.