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Osservatorio Aforisma: La vittoria di Trump avrà ripercussioni anche sull’economia salentina. Ad oggi, la bilancia commerciale è positiva per Lecce e provincia

LECCE  – «La vittoria di Trump avrà ripercussioni anche sulla nostra economia». È quanto emerge dal nuovo studio condotto dall’Osservatorio economico Aforisma. «È molto probabile, infatti, il ritorno del protezionismo statunitense che sarà negativo per le nostre esportazioni – spiega il data analyst Davide Stasi, responsabile studi dell’Osservatorio economico Aforisma e cultore della materia in Economia politica all’Unisalento – Perché la guerra commerciale globale in atto, con dazi e contro-dazi, potrebbe ridurre gli scambi commerciali internazionali. Questo potrebbe pesare sul clima di fiducia dei nostri imprenditori con effetti diretti ed indiretti sugli investimenti sostenuti da parte delle aziende».

Ad oggi, la bilancia commerciale è positiva. «Verso gli Stati Uniti d’America – sottolinea Stasi – esportiamo prodotti più di quanti ne importiamo».

Nel report sono stati elaborati i principali dati sull’andamento delle esportazioni e delle importazioni. Negli ultimi anni, per via dell’inflazione, sono aumentati i prezzi determinando un importante e crescente surplus commerciale per il Meridione. Questo si verifica quando un Paese esporta beni per un valore maggiore di quello che importa; viceversa, gli Stati Uniti d’America hanno un deficit commerciale o una bilancia negativa.

«Le esportazioni – sottolinea Stasi – rappresentano un utile indicatore per poter comprendere meglio il quadro economico di un territorio, potendo valutare sia la domanda estera sia l’offerta e dunque la produzione interna. La significativa impennata dei prezzi e, in generale, dei listini dovuta all’inflazione ha portato al più alto valore di esportazioni mai registrato. Attraverso l’andamento dell’export, si può monitorare la competitività di un sistema economico e la sua capacità di raggiungere gli altri Paesi che possono rivelarsi strategici per lo sviluppo del territorio. L’export non è solo un’opportunità in più, ma quasi un obbligo per poter accrescere le quote di mercato, considerata la contrazione della domanda interna, dovuta al calo demografico e allo spopolamento. È importante, perciò, presidiare i mercati internazionali, da un lato ma anche tutelare e valorizzare i nostri marchi e prodotti. L’attenzione ai mercati esteri non può che diventare una priorità per le aziende che vogliono crescere, diversificando. L’economia mondiale – aggiunge Stasi – è fatta di un inestricabile intreccio di processi di acquisto e di vendita di prodotti e di semilavorati e la maggiore quota del commercio internazionale è oggi spostata sul commercio dei beni intermedi, che cioè entrano nella produzione di altre merci per dare poi luogo al prodotto finale. La situazione è più complessa per noi dove c’è una larga fetta di aziende manifatturiere di trasformazione, in particolare quelle di più piccole dimensioni, specializzata in produzione di componenti. Tante nostre aziende operano nella subfornitura, spesso di qualità e non vendono direttamente i loro prodotti sul mercato di destinazione finale. Quello che effettivamente conta è la quantità di valore aggiunto, ossia di arricchimento dei beni acquistati da altri Paesi, contenuta nelle nostre esportazioni. In un paese trasformatore e specializzato nella produzione di beni intermedi – aggiunge Stasi – è questa l’effettiva misura del contributo dell’export alla crescita economica».

 

I dati della bilancia commerciale della provincia di Lecce con gli Stati Uniti. Nel 2021 sono stati esportati beni per un valore complessivo di 86,5 milioni di euro, a fronte di importazioni che si sono fermate a un miliardo 25,9 milioni di euro, per un saldo attivo di 60,6 milioni di euro.

L’anno dopo sono stati esportati beni per un valore complessivo di 107,3 milioni di euro, a fronte di importazioni che si sono fermate a un miliardo 30,2 milioni di euro, per un saldo attivo di 77,1 milioni di euro.

L’anno scorso sono stati esportati beni per un valore complessivo di 215,8 milioni di euro, a fronte di importazioni che si sono fermate a un miliardo 21,1 milioni di euro, per un saldo attivo di 194,7 milioni di euro.