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Forum Mediterraneo in Sanità, Paqualone:”Investiamo nelle risorse umane. Il ‘modello Brindisi’ utilissimo contro la pandemia”

La sanità pugliese ha bisogno più di competenze che di infrastrutture. Questa in sintesi l’opinione del direttore generale della Asl Brindisi, Giuseppe Pasqualone, che partecipa al quinto Forum Mediterraneo in Sanità, in corso di svolgimento a Bari.

In mattinata, Pasqualone ha preso parte alla tavola rotonda su Clinical governance: analisi economica delle prestazioni sanitarie. “Oggi – ha detto – non possiamo più parlare di investimenti soltanto per costruire ospedali o acquisire apparecchiature. L’attenzione si deve concentrare piuttosto sugli aspetti organizzativi, le risorse umane e i modelli di governance da mettere in campo per utilizzare la tecnologia”.

Il direttore generale ha fatto l’esempio della telemedicina: “In provincia di Brindisi – ha proseguito Pasqualone – abbiamo sviluppato la telemedicina sul territorio, abbiamo avviato una procedura Hta e abbiamo ottenuto l’accreditamento. Siamo tra i primi, quindi, a essere pronti per migliorare questi percorsi: ma sappiamo che si tratta di uno strumento che deve essere adeguatamente utilizzato dal medico di medicina generale e da tutti gli attori che partecipano a questo progetto”.

“Noi vorremmo – ha aggiunto – che rimanessero attivi pochi ospedali, destinati alle patologie acute: tutto il resto andrà gestito in modo diversificato sul territorio, a seconda dell’esigenza e dello stato di bisogno del cittadino. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza richiama l’attenzione proprio su questi temi e su questo abbiamo fatto investimenti: adesso dobbiamo fare una sintesi più attenta e definire un modello di governance che ci consenta una reale svolta”.

E, parlando sempre di organizzazione, Pasqualone ha ricordato quanto sperimentato proprio a Brindisi, dove si è lavorato per incrementare le sinergie fra diversi settori, privilegiando il modello del dipartimento. “Il direttore del dipartimento – ha spiegato – diventa l’elemento cardine che nell’immediato deve prendere delle decisioni, alle quali devono seguire interventi tempestivi. Questo modo di operare, da noi attivato prima della pandemia, ci ha consentito di gestire al meglio non solo le risorse umane e tecnologiche ma soprattutto i percorsi clinici di ingresso e di presa in carico dei pazienti Covid. Applicando questi modelli non abbiamo avuto ambulanze in coda, siamo riusciti a ottenere tempi ospedalieri di dimissione brevissimi. Abbiamo poi scelto di assistere a domicilio pazienti per i quali si poteva evitare l’ospedale, e ciò nei presidi territoriali di assistenza e negli ospedali di comunità, che sono diventati ospedali post acuzie. Questo è stato il punto di forza che ci ha consentito una gestione ottimale dell’emergenza”.