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Federazione Imprese Demaniali: Il funerale del Made in Italy balneare

 

LECCE Il consiglio dei ministri di ieri, martedì 15 febbraio, ha approvato l’emendamento al ddl sulla concorrenza, con la conseguente messa a bando per l’aggiudicazione delle concessioni demaniali, a partire dal 2024.
Dunque nell’emendamento di ieri non si leggono novità sui bandi nè sul termine, che resta fissato al 31 dicembre 2023.

«Un testo, quello approvato dal consiglio dei ministri, che umilia la storia dell’Impresa balneare italiana. Vince il caro ombrelloni sul caro bollette, un’azione distrattiva e persuasiva sulle emergenze delle famiglie italiane. Dopo anni di supporto alle spiagge pubbliche abbandonate e prive di ogni servizio, dopo due anni di pandemia, i balneari portano a casa una liquidazione forzata della propria azienda e la svendita dei confini nazionali: il patrimonio turistico balneare italiano va a favore di potenze industriali organizzate. La nostra base ci chiede di scendere in piazza: abbiamo contattato delle aziende di trasporto per organizzare una manifestazione grazie alla quale potremmo dimostrare ai nostri signori politici che le cosiddette “lobby “ non sono altro che semplici famiglie italiane di lavoratori, unite nel difendere un emendamento che fa pensare più ad una “macelleria sociale“ che ad un percorso di riforma». Questo il commento a caldo del Presidente di FID – Federazione Imprese Demaniali Salento, Confartigianato Imprese Demaniali Mauro Della Valle.

Con questo emendamento nessun giudice potrà più sollevare la questione alla Corte di Giustizia: con questa abrogazione la politica italiana ha alzato bandiera bianca, mentre si poteva aspettare il responso della Corte di Giustizia.
«La continuità lavorativa è garantita ai nostri dipendenti ma a noi non pensa nessuno. Assurdo! Nessuna garanzia dopo quasi 100 anni di storia!», commenta un balneare storico.

Mauro Vanni, Presidente nazionale di Confartigianato – Imprese Demaniali, pone alcune considerazioni: «Il metodo con cui il governo ha emanato questo decreto ministeriale è un metodo che non ci piace perché dopo mesi di discussione non c’è stato un lavoro concreto, senza le parti tecniche, senza le Regioni e i sindacati e ci preoccupa soprattutto perché mancano alcuni elementi fondamentali come la mappatura che consentirebbe di evidenziare il valore trans-frontaliero e di valutare la risorsa come scarsa o meno. Oltre a ciò, andare ad evidenza pubblica nel 2024 vuol dire non avere i tempi tecnici per una riassegnazione seria delle concessioni, in così breve tempo. Il Parlamento dovrà lavorare per riempire di contenuti il decreto e noi ci batteremo affinché i decreti attuativi riconoscano i nostri diritti: sicuramente ci mobiliteremo, faremo delle manifestazioni per batterci sui temi che riteniamo fondamentali».