Coltivazione fuori suolo: dai vasi all’irrigazione, tutto quello che c’è da sapere
La coltivazione fuori suolo comprende una serie di tecniche con cui favorire la produzione di piante, fiori e frutti in vaso.
In tal modo, la pianta può essere coltivata in un ambiente altamente controllato, dosando con attenzione acqua e nutrienti ed evitando di ricorrere al terreno.
Si tratta di modalità sempre più adottate in ambito vivaistico, ma con le giuste accortezze possono essere eseguite anche nella sfera domestica, optando per una coltivazione in vaso in casa oppure all’esterno, a seconda delle specifiche necessità della pianta.
Vasi per coltivazione fuori suolo: quale scegliere
Naturalmente, per ottenere risultati ottimali è di fondamentale importanza scegliere la giusta tipologia di vaso, affidandosi ad aziende specializzate di riferimento del settore.
Ne costituisce un esempio Pasquini & Bini, realtà attiva sul territorio da oltre 50 anni che mette a disposizione vasi per la coltivazione leggeri, robusti e realizzati in plastica, avvalendosi di materie prime riciclate e riciclabili.
Tra le proposte più apprezzate dell’azienda è possibile annoverare i vasi anti-spiralizzazione, ovvero dotati di rientranze e scanalature che favoriscono la corretta crescita delle radici, così da evitare attorcigliamenti che andrebbero a impedire l’apporto di nutrienti alla pianta.
In altri modelli, il vaso presenta un doppio fondo, forato e ben separato dal terreno, che consente alle radici di ossigenarsi in maniera naturale ed efficace, pur inserendo uno strato di terreno inerte come, ad esempio, la fibra di cocco o la perlite, altamente drenante.
Naturalmente, la forma e la grandezza del vaso devono essere valutate tenendo conto delle specifiche esigenze, così come delle dimensioni della pianta che si sta coltivando, della sua velocità di crescita e della lunghezza che possono raggiungere le radici.
La coltivazione idroponica tra le tecniche fuori suolo più diffuse
La coltivazione fuori suolo, dunque, consente alle piante di crescere in un ambiente sempre ben irrigato e controllato, che non risente di sbalzi climatici, siccità o altri fattori esterni.
In quest’ambito, una delle tecniche più impiegate da vivai, agricoltori e frutticoltori è senza dubbio la coltivazione idroponica, in cui per favorire la crescita della pianta si ricorre solo all’acqua, dove vengono sciolti anche i nutrienti.
In particolare, è possibile distinguere due tipologie di coltivazione idroponica: quella a ciclo aperto e quella a ciclo chiuso. Nel primo caso, l’acqua viene fatta drenare nel substrato di materiale inerte e continuamente rimpiazzata; nel secondo caso, invece, si possono recuperare tali nutrienti attraverso sistemi di filtraggio e sterilizzazione che mirano al riutilizzo dell’acqua, limitando gli sprechi.
Le diverse opportunità offerte dalla coltivazione fuori suolo
Sono moltissime le varietà di frutti e ortaggi che si prestano alla coltivazione fuori suolo: Dai mirtilli ai pomodori, dai lamponi alle zucchine, passando per i cetrioli, le fragole e i peperoni. Allo stesso modo, è possibile usare questa tecnica anche per far crescere numerose piante da fiori.
In alcuni casi, il substrato inerte permette alle piante più alte e quindi pesanti di mantenere la posizione verticale, oltre a garantire un ottimo isolamento termico così da evitare ogni tipo di danno che può essere provocato da bruschi sbalzi di temperatura.
Inoltre, le coltivazioni fuori suolo presentano anche il vantaggio di non essere generalmente oggetto dell’attacco di parassiti, un aspetto che garantisce uno sviluppo sano della pianta.
Naturalmente, per ottenere risultati ottimali è importante favorire un corretto bilanciamento dei nutrienti, di cui i principali sono: fosforo, potassio e azoto. Se di norma questi elementi vengono equamente distribuiti nelle soluzioni dedicate, a seconda del momento di crescita della pianta occorre modificare le percentuali o aggiungere elementi quali il calcio o il magnesio.