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Attività chirurgica specialistica nel Presidio territoriale di assistenza di Mesagne

Due medici anestesisti, sette infermieri professionali e un ausiliario: è la squadra attorno alla quale ruota l’attività chirurgica specialistica di day service del Presidio territoriale di assistenza di Mesagne che conta, nel solo 2020, 2.227 interventi divisi in cinque specialità.

Aldo Indolfi e Giovanni Portaluri sono i due anestesisti che coordinano le sedute di chirurgia plastica, ortopedica, oculistica, urologica e mammaria, affidate a Pasquale Verrienti (Chirurgia plastica), Salvatore Soloperto (Ortopedia, in pensione dal 2020), Angelo Pastore e Giuseppe Durante (Oculistica), Salvatore Brigante (Urologia) e Stefano Burlizzi (Chirurgia mammaria). I numeri registrati nel corso degli anni dimostrano l’efficienza dell’intero sistema che ha al centro le due sale operatorie della struttura.

“La Direzione strategica – afferma Andrea Gigliobianco, direttore sanitario della Asl di Brindisi – ha avviato un processo di riorganizzazione dell’intera attività chirurgica aziendale, lavorando per complessità assistenziale. Con questa ottica, si stanno decongestionando le sale operatorie degli ospedali, portando sul territorio una molteplicità di interventi gestibili in sicurezza anche nei Pta”.

La scelta di implementare il day service chirurgico nel Pta di Mesagne e di allargare la rosa di specialità che utilizzano il blocco operatorio, si deve proprio alla volontà dei vertici aziendali di razionalizzare l’intero comparto chirurgico, per rispondere in maniera più efficiente e puntuale ai bisogni di salute. “Contiamo su ottime professionalità – conclude Gigliobianco – e in questo modo, possiamo mettere meglio a frutto le risorse e le competenze”.

L’organizzazione data al Pta ha fruttato nei primi 5 mesi del 2021 già 1.174 interventi di Oculistica; 94 di Chirurgia plastica; 101 di Urologia; 3 di Chirurgia mammaria, partita il 22 maggio 2021. “Mesagne – spiega Indolfi – ha una consolidata tradizione chirurgica che siamo riusciti a traghettare anche nel passaggio da ospedale a presidio territoriale di assistenza. Si opera in day service, accogliendo il paziente al mattino e dimettendolo nel primo pomeriggio. Possiamo contare su un’équipe di infermieri altamente professionale, coesa ed omogenea che consente di lavorare in sicurezza”.

“Oltre all’attività chirurgica – aggiunge Portaluri – è presente anche un ambulatorio per la terapia del dolore con due aperture settimanali: accogliamo i pazienti per mettere a punto le terapie e somministrarle”.

“Il Pta di Mesagne – dichiara Brigante – riesce a soddisfare i bisogni dei pazienti in maniera celere e sicura. Il day service chirurgico di Urologia ha dato risposte concrete: interventi che altrove avrebbero liste d’attesa lunghe qui vengono svolti rapidamente”.

“A Mesagne – argomenta Pastore – ci occupiamo soprattutto di cataratta. Abbiamo avuto un costante incremento degli interventi: in pandemia siamo riusciti a mantenere l’85% del nostro standard chirurgico. Qualche affanno c’è nella gestione dei pazienti che sono tanti, nell’ordine delle migliaia: servirebbe un incremento di personale infermieristico e ausiliario ma grazie al grande spirito di collaborazione che ci anima riusciamo ad andare avanti egregiamente”.

L’organizzazione e il rispetto dei protocolli giocano un ruolo fondamentale negli eccellenti risultati del day service che, come spiega la coordinatrice infermieristica del Pta, Antonella Carbotta, “fa parte di una rete di raccordo e accordi tra il Pta e la sala operatoria, in quanto non è altro che il punto di giunzione tra paziente e chirurgia”.

Il futuro auspicabile per il day service si chiama day surgery: passando da un ciclo giornaliero basato su un orario 8-14 a uno incentrato sull’intervallo 8-20 si potrebbe ampliare la platea di interventi possibili. “Pensando ad esempio alla Chirurgia mammaria – chiude Indolfi – passando dal day service al day surgery, potremmo effettuare le quadrectomie e le asportazioni dei linfonodi sentinella che sono interventi che necessitano dell’anestesia totale e quindi di una permanenza maggiore del paziente nella struttura”.