AFI – Sergio Cerruti “È emergenza nell’emergenza, la musica è finita, gli imprenditori se ne vanno”
“Non potevo chiudere l’anno senza intervenire a sostegno del mio settore chiuso nuovamente a causa dell’aggravarsi della situazione pandemica, senza che nessuno abbia previsto interventi di sostegno per gli operatori. La macchina dello Stato ha i suoi tempi e non aspetta nessuno, ci chiediamo allora perché dobbiamo sempre aspettare noi e nel frattempo continuare a rispettare le scadenze che loro stessi ci impongono, specialmente a fine anno – questo il commento di Sergio Cerruti Presidente di AFI – Associazione Fonografici Italiani dopo le nuove misure adottate dal Governo che chiudono i locali per almeno 40 giorni – È esilarante nella sua tragicità dover ammettere che al peggio non c’è mai fine e che questo Paese vive da oltre due anni nella costante ripetizione dei medesimi errori. Siamo di fronte all’ennesima giusta e motivata misura di contenimento della pandemia, ma ancora una volta evidenziamo la totale assenza di metodo prevedendo chiusure per un intero settore senza al contempo disporre di una strategia di sostegno per l’industria dell’intrattenimento”.
“L’annuncio della immediata chiusura dei locali è arrivata la notte del 23 dicembre; in perfetto tempismo natalizio abbiamo scartato un regalo che non avevamo intenzione di ricevere e oggi ci troviamo nuovamente a lottare non solo con una crisi sanitaria, ma soprattutto economica e con la totale mancanza di certezze sia per il presente, sia per il futuro” – continua Cerruti – “La velocità con cui vengono imposte le misure di contenimento e l’immediata chiusura delle attività di intrattenimento non sono parimenti seguite da altrettanto tempestivi indennizzi per il settore che permettano di coprire le spese già sostenute per l’organizzazione degli eventi di fine anno”
È stata una doccia fredda per l’intero settore che continua ad essere preso per la cultura e che oggi chiede coeso e a gran voce al Governo di smettere di assumere decisioni senza una pianificazione, al di là dell’opportunità della misura adottata.
“Ci si sarebbe aspettato il solito, mai realizzato, atto di responsabilità da parte di chi ci governa, specialmente questa volta che la struttura organizzativa degli eventi era già in moto. Spegnendo i motori non si può pretendere che la macchina continui a marciare da sola, servono quegli aiuti necessari di cui ad oggi non c’è né quantificazione né tempistiche. Non è più una questione di orientamenti politici perché pur essendo di fronte alla più ampia maggioranza possibile, le scelte continuano a essere discutibili non nel merito, ma nel metodo. A questo punto non ci resta che chiedere lo stato di emergenza nell’emergenza per tutto il settore della cultura e dell’intrattenimento e sperare che qualcuno si accorga di quegli <<artisti che ci fanno tanto divertire >> e degli imprenditori che investono, creano occupazione e operano in un settore dove oggi, alla fine di questo 2021, di certo rimangono solo le indicazioni del Viminale sul rispetto delle misure” – conclude il Presidente di AFI – Associazione Fonografici Italiani Sergio Cerruti.