Lecce, Pantaleo Corvino: “Equilibrio finanziario e risultati. Spesi 22 milioni per la prima squadra”
LECCE – Mattinata di conferenza stampa al “Via del Mare” per il Direttore dell’area tecnica Pantaleo Corvino. Il dirigente salentino ha fatto il punto sul lavoro fatto in questi tre anni con il club giallorosso toccando punti di particolare interesse:
“Ci incontriamo dopo tanto tempo, l’ultima volta fu dopo il mercato invernale. Ho parlato poco da febbraio ad oggi, avrei potuto farlo dopo trionfi su certi campi o in momenti importanti come dopo Cremona o dopo Bergamo, ma anche durante momenti difficili e critici, ma anche in quel caso non volevamo creare contraddittori per distogliere la squadra dall’obiettivo da raggiungere. Abbiamo preferito essere vicini ai calciatori e supportarli in tutto. Siamo qui perché facciamo delle analisi di fine stagione, della fine di un primo ciclo iniziato due anni e dieci mesi fa. Sono rimproverato perché faccio analisi lunghe, ma nei giorni scorsi ho sentito De Sanctis della Salernitana e mi verrebbe da dirgli che mi ha superato (sorride, ndr). Il presidente nei giorni scorsi ha fatto anche lui un bilancio, mettendo in successione gli obiettivi prefissati e raggiunti dalla nostra società. Sono stato chiamato da Sticchi Damiani due anni e dieci mesi fa, mi ha voluto insieme ai suoi soci, mi hanno aiutato tutti e soprattutto il presidente, che l’ho sempre avuto accanto e che ringrazio per avermi ripreso nel mio ultimo viaggio nel mio territorio, declinando altre possibilità e rinunciando anche a un contratto che avevo in un altro club”.
Sul suo operato: “Sono partito da solo, mi ha supportato Trinchera in corsa. Quando sono arrivato, il presidente mi ha chiesto di raggiungere come primo obiettivo quello di un riequilibrio finanziario e vuol dire risanare le finanze del club; il secondo era di raggiungere possibilmente, e sottolineo possibilmente, qualche obiettivo sportivo. Io invece, da figlio di questo territorio e di un percorso che è all’ultimo volo, non potevo pensare solo al risanamento finanziario: potevo fare questo e avrei timbrato il cartellino, avrei fatto con le mie capacità quello che si poteva e nessuno mi avrebbe detto niente. Non potevo accettare l’idea, dentro di me, di raggiungere possibilmente qualche risultato sportivo: poteva pensarlo un altro, ma io sono andato oltre: torno nel mio territorio, da incosciente e pubblicamente, ho detto ‘no, sono qui perché per portare il Lecce dove l’ho lasciato, sia con la prima squadra, sia con la Primavera’. Non c’era bisogno di Corvino per riequilibrare i conti, anche se ci vuole bravura anche in questo. Ho trovato una Primavera in A2 e oggi abbiamo vinto lo scudetto, proprio come quando sono andato via. A casa mi hanno detto ‘perché fai queste promesse se ti hanno chiamato per altre cose?’, ma io al presidente dissi che avrei lavorato duramente per raggiungere gli obiettivi. La nostra è una società che ha il piacere e la passione per questo territorio: non siamo fondi, non abbiamo sceicchi, non siamo troppo facoltosi; le nostre possibilità ci permettono di fare il meglio per quello che possiamo fare. Attraverso un esercizio oculato di gestione abbiamo fatto in modo di non avere perdite, perché per raggiungere gli obiettivi devi avere delle perdite come le hanno gli altri, è impossibile diversamente. Ma noi, invece, ci siamo riusciti. A livello nazionale hanno detto che mi rivolgevo a mercati alternativi grazie a un grande scouting; ma li faccio io i complimenti, il Lecce in busta paga ha uno scout per la prima squadra e uno per il settore giovanile. Il resto è figlio di conoscenze, esperienze e non aggiungo altro”.
Sulle risorse e i conti: “La società ha messo a mia disposizione un determinato budget, con tutta onestà abbiamo detto ciò che siamo. E io lo accetto, ringraziando chi mi ha voluto qui. Perché la proprietà ha migliorato strutture, gestione. Se io e Trinchera non ci accontentassimo del budget messo a disposizione, non avremmo potuto raggiungere questo obiettivo richiesto. Ho dato il massimo a questo territorio con questi numeri: compresi gli incentivi all’esodo, abbiamo speso 16 milioni e 995 mila euro monte ingaggi; campagna acquisti compreso anche Samek cartellini 5 milioni 994 mila euro, per un totale di poco 22 milioni di euro per la prima squadra. Sentendo De Sanctis, sulla gestione Sabatini a Salerno, nel primo anno sono stati spesi 30 milioni di euro per i costi dei cartellini e commissioni e 36 milioni per il monte ingaggi per fare 31 punti; quest’anno 41 milioni di cartellini, commissioni e prestiti, 47 milioni di monte ingaggi. Questo è il paragone di cui bisogna tenere conto, noi abbiamo dovuto fare un grande lavoro e grande ne faremo”.
Su alcune critiche ricevute: “Siamo in uno stato non totalitario, come puoi pensare che tutti ti votino? Un personaggio pubblico sa chi ti mette sul piedistallo e chi ti odia, è normale e io le conosco queste dinamiche. Sta a me, a Trinchera, isolarci. Chi mi critica è sangue del mio sangue, calcisticamente parlando. Io farò di tutto per far cambiare idea, posso non comprenderle, ma farò di più. Sono di questo territorio, in undici anni abbiamo 7 volte il Lecce in Serie A e gli altri 4 anni vincere la squadra di B. È ovvio che mi chieda perché ci sono queste critiche. Non ho poteri sovrannaturali e anche in quel caso c’era a chi lanciavano anche le pietre… Noi rendiamo pubblici questi dati affinché ci siano critiche per motivarci e non per demotivarci: tutti uniti, altre sfide possiamo farle e vincerle. Ma se non saremo compatti, visto che fuori dal Salento nessuno ci vuole bene, tutto si complica. Non possiamo dividerci davanti alle prime difficoltà, chi lavora sbaglia: come faccio a non pensare di commettere errori? E più il budget è inferiore, maggiore è il margine d’errore. Ma se queste cose non si capiscono, è ovvio che ci si sfalda avanti alle difficoltà. Tra noi e il presidente c’è stato un confronto, so che devo continuare l’opera di risanamento finanziario, perché tra Covid e nuove politiche dirigenziali hanno portato a uno squilibrio. È difficile farlo coniugando gli obiettivi, ma noi lo stiamo facendo. Se questa chiarezza è stata compresa, allora saremo uniti. Abbiamo preferito fare una palestra in più e comprare un pullman, piuttosto che un calciatore: questo perché c’è passione, ma senza la comprensione della città si lavora in maniera demotivante”.